Orlando Furioso – Canto II

Questo disir, ch’a tutti sta nel core,
de’ fatti altrui sempre cercar novella…

(Pagina 88)

L’Ippogrifo (Illustrazione di Gustave Doré).
La lettura prosegue splendidamente. Devo dire che sono però un po’ delusa dalle note della mia edizione: sí, ci sono un sacco di informazioni utili sui personaggi e i collegamenti con l’Orlando Innamorato, ma se c’è un verso che non capisco sicuro non è chiarito dalle note, mentre spesso trovo parafrasi di versi per me chiarissimi. Comunque anche se a volte un po’ frustrante questo non toglie il piacere della lettura! :)

La trama continua ad essere per me una sorpresa perché veramente non mi ricordo nulla dagli anni del Liceo. Si moltiplicano le situazioni e i personaggi, in particolare fa la sua comparsa un misterioso cavaliere che cavalca un Ippogrifo: non lo incontriamo ancora, ma sentiamo solo raccontare di lui da Pinabel. Mi incuriosisce moltissimo questo nuovo personaggio!
Bradamante corre a salvare il suo innamorato Ruggiero. Mi intrigava molto questo capovolgimento della donna che corre in aiuto dell’innamorato catturato da un malvagio, peccato che Pinabel l’abbia tradita.
Già nel primo canto c’erano stati accenni al soprannaturale, con la storie delle fontane che fanno amare e odiare, ed il negromante e il suo spirito. Stavolta il fantastico entra di prepotenza con il già citato ippogrifo, animale mitologico che da sempre mi ha affascinato (probabilmente proprio dal mio primo approccio con l’Orlando Furioso).
Lo stile di Ariosto è gradevolissimo, anche se come ho detto ho avuto qualche volta qualche difficoltà con la parafrasi, si legge molto più facilmente di quanto pensassi e lo apprezzo ogni verso di più. In particolare poi mi è piaciuto il modo di Ariosto di cambiare repentinamente scenario. A volte lo dice apertamente, ma spesso seguiamo un personaggio fino ad un certo punto, poi ne incontriamo un altro e seguiamo quello, e così via. Trovo questo modo di procedere molto cinematografico, mi sembra come seguire telecamere soggettive che si passano il testimone una dopo l’altra.
Il canto un’altra volta termina con un rimandano al canto successivo, una sorta di “restate con noi”: come io vi seguirò ne l’altro canto.

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