Casa di bambola


di Henrik Ibsen



Helmer: Nora, lavorerei felice notte e giorno per te, sopporterei la povertà e il dolore per amor tuo. Ma nessun uomo sacrificherebbe il suo onore per la persona che ama.
Nora: Migliaia di donne lo hanno fatto!

Nora è la “piccola allodola” della sua famiglia, completamente dedita alla felicità di marito e figli. È vissuta da sempre come in una favola, anche le difficoltà della vita sono state da lei viste come romantici atti di coraggio e di sacrificio per coloro che ama. Ma proprio la sera della vigilia di Natale, le accadrà di cominciare ad aprire gli occhi sulla vita.

Vedi, alle volte le riletture servono proprio. Quando ho letto per la prima volta Casa di bambola, diversi anni fa (non ricordo precisamente quando) l’avevo fatto perché avevo sentito parlare di questo libro come di un’opera femminista ante litteram, che esaltava la figura della donna e della sua indipendenza. Leggendolo, perciò, ero rimasta delusa dalla protagonista, Nora, incredibilmente sciocca all’inizio, felice della sua condizione di “bambola”, e ancor più stupida alla fine, quando decide di abbandonare marito e figli per trovare se stessa.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura è stato realizzato da me.

Be’, come dice lei stessa al marito verso la fine del libro: non l’avevo capita. Infatti in questa rilettura sia lei sia il libro mi sono piaciuti moltissimo!

Nora è certo ingenua, sembra una bambina delle volte, e Helmer, il marito la tratta come tale, lo dirà anche apertamente più avanti. Lui pure non brilla di intelligenza e risulta subito odioso, per come tratta la moglie. Non è che la tratti male, eh, intendiamoci, ma le parla come a una bambina, o a un animaletto da compagnia.

Poi, avviene la maturazione, pian piano Nora comincia a vedere con occhi diversi la sua condizione, prima ci pensa Krogstad, il suo creditore, ad aprirle gli occhi sul gesto da lei fatto anni prima: non uno slancio generoso, non un eroico sacrificio, semplicemente una truffa, un crimine. Poi, alla fine, ci pensa il marito a restituirle la definitiva consapevolezza: quando scopre il suo segreto, la aggredisce aspramente preoccupato solo delle conseguenze che avrà su di lui una notizia del genere, per poi cambiare di colpo atteggiamento quando la prova incriminante gli viene restituita, e non deve quindi più temere per la sua reputazione. Nora fino a quest’ultima delusione conserva ancora un po’ del suo romanticismo, ed è convinta che il marito vorrà addossarsi tutta la colpa per risparmiarle il disonore. Vedendo che invece lui è preoccupatolo del suo, di onore, viene crudelmente fiondata nella realtà, e gli anni di matrimonio, anzi, tutta la sua vita le appaiono come una gigantesca casa di bambola.

Bei personaggi anche Kristina e Krogstad, non li ricordavo minimamente! Mi è piaciuta molto la loro “storia d’amore”, se così si può chiamare, che servirà anche da deus ex machina per risolvere alla fine il problema di Nora, perché Krogstad, trovando un’inaspettata felicità grazie a Kristina, restituirà la cambiale fasulla a Nora e al marito.

Davvero un bellissimo libro, ero un po’ indecisa se dargliele o no le 4 stelline, diciamo che magari sarebbe da tre e mezza*, ma è indubbia la bravura di Ibsen, la sua capacità di delineare così bene questa figura femminile, la sua fragilità e la sua ricerca di identità e dignità, la modernità della storia e la quantità di mondo e di vita racchiusa in un testo, alla fin fine, piuttosto breve. Mi piacerebbe davvero moltissimo vedere quest’opera rappresentata a teatro! :)

Titolo: Casa di bambola
Titolo originale: Et dukkehjm
Genere: opera teatrale
Autore: Henrik Ibsen
Nazionalità: norvegese
Prima pubblicazione: 1879
Casa Editrice: Acquarelli
Traduzione: Nicoletta Della Casa Porta
Pagine: 123
Link al libro: GOODREADSANOBII

Sfide

Questo libro costituisce l’UNDICESIMA TAPPA del Giro del mondo in 80 libri: EUROPA, Norvegia, Skien
Ecco la cartolina che ho mandato ai partecipanti alla sfida:

Un po’ di frasi

Nora: Nascondi bene l’albero di Natale, Helena. I bambini non devono vederlo fino a questa sera, quando sarà decorato. (Al Fattorino, mentre estrae il portafoglio) Quant’è?
Fattorino: Cinquanta centesimi.
Nora: Ecco una corona. No, tenga il resto. (Il Fattorino la ringrazia e se ne va. Nora chiude la porta e si toglie il cappotto, il cappello e i guanti, ridendo piano ma allegramente tra sé. Prende dalla tasca un sacchetto di amaretti, ne mangia uno o due, poi si dirige con cautela verso la porta dello studio del marito e si mette in ascolto)
Sì, c’è. (Ricomincia a canticchiare mentre si dirige verso il tavolo a destra)
Helmer: (dal suo studio) È la mia piccola allodola che cinguetta là fuori?
Nora: (Impegnata ad aprire i pacchetti) Sì.
Helmer: È il mio scoiattolo che saltella lì fuori?
Nora: Sì!
[incipit]

La Signora Linde: Non mi piacciono le scale, le devo fare molto lentamente.
Il dottor Rank: Qualche piccolo malanno interno?
La Signora Linde: Troppo lavoro soltanto, credo.
Il dottor Rank: È tutto? Così è venuta in città per riposarsi un po’… con tutti i ricevimenti?
La Signora Linde: Son venuta qui per cercare un lavoro.
Il dottor Rank: E sarebbe un saggio rimedio per il superlavoro?
La Signora Linde: Si deve vivere, dottore.
Il dottor Rank: Sì, secondo un’opinione diffusa sembra sia necessario.


* Qui mi riferisco al vecchio sistema di valutazione di anobii quando 4 stelline erano il valore massimo.

2 pensieri riguardo “Casa di bambola

  1. Pensa, io e la mia classe l’abbiamo rappresentato, due anni fa :) Io ero Kristina XD
    Anche a me è piaciuto molto, l’ho trovato delicato ed insieme diretto; soprattutto, è scritto decisamente bene!

  2. Che bello!!! Mi piacerebbe moltissimo vederla in scena, come mi piacerebbe vedere tutte le opere teatrali che ho letto e riletto di recente! Peccato che dalle mie parti è quasi impossibile… Uff!!! Mi pento amaramente di non esserci andata più spesso quando le organizzavano al Liceo! Anche perché di quelle che ho visto conservo ancora un bellissimo ricordo! :)

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.