Carmine Pascià

(che nacque buttero e morì beduino)

di Gian Antonio Stella

Anno: 2008
Casa Editrice: Corriere della Sera (serie dei Corti di Carta)
Carmine Pascià su aNobii

Questo libro partecipa alle sfide 50 libri per un anno e La sfida infinita (o quasi).

Sono le 8 e un quarto di mattina del 18 dicembre 1828, e Carmine Iorio sta per essere fucilato dall’esercito italiano come disertore. Ripercorriamo allora tutta la sua vita, di più, andiamo indietro fino al matrimonio dei suoi genitori, per capire come mai questo buttero del meridione d’Italia sia finito a morire beduino.
Tra i corti di carta dell’anno scorso, quello di Stella (La bambina, il pugile e il canguro) fu quello che mi piacque di più. Così ero molto ansiosa di leggere questo, e devo dire che non mi ha delusa! Innanzi tutto è più lungo degli altri Corti che ho letto, che non arrivavano alle 100 pagine, e questo a me fa quasi sempre piacere! Poi, è un racconto davvero bello, mi sono piaciuti soprattutto i momenti in cui Carmine ricordava la sua vita da buttero a causa delle somiglianze che notava nella vita dei nomadi libici. Insomma, una lettura piacevole, una interessante, complessa e realistica ricostruzione storica.

All’improvviso, mentre lo trascinavano a passo di corsa verso il plotone d’esecuzione, gli venne in mente la Madonna delle galline. Non c’era senso, pensò. Non c’era senso a correre così, ansimando trafelati sotto il sole, per raggiungere lo spiazzo dove erano schierati i soldati. E non c’era senso a ricordare adesso la Madonna delle galline.
[incipit]

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