Ricordi di un vicolo cieco


di Banana Yoshimoto

Titolo originale: Deddoendo no omoide
Anno: 2003
Casa Editrice: Feltrinelli
traduzione di Giorgio Amitrano
Ricordi di un vicolo cieco su aNobii

Questo libro partecipa alle sfide della Bibliografia, delle Nazionalità e 50 libri per un anno.

Ancora un libro della Yoshimoto fatto di racconti. Sono 5, accomunati dal dolore. Perché spendere dei soldi per leggere racconti così tristi? Secondo la Yoshimoto noi lettori dovremmo esserci posti questo problema, e lei risponde che ritiene che questo struggimento sia qualcosa di necessario. Io semplicemente penso che leggere la Yoshimoto sia sempre un piacere.
I cinque racconti di questa raccolta si intitolano “La casa dei fantasmi”, “Mammaa!”, “La luce che c’è dentro le persone”, “La felicità di Tomo-chan” e “Ricordi di un vicolo cieco”.
Tutti molto belli, specie gli ultimi due. “Mammaa!” invece è stato quello in cui mi sono identificata di più, mentre vi interesserà forse sapere che Banana ritiene “Ricordi di un vicolo cieco” la cosa più bella che abbia mai scritto.
Un commento in più per “La felicità di Tomo-chan”: iniziandone la lettura, notavo qualcosa di strano che non riuscivo ad identificare. Mi c’è voluta più di una pagina per rendermi conto che questo racconto è narrato in terza persona. Non credo di aver letto mai niente di Banana prima d’ora che non fosse raccontato in prima persona!

La felicità arriva all’improvviso, indipendentemente dalla situazione e dalle circostanze, tanto da sembrare spietata. […] I miracoli sono sempre in attesa, senza fare distinzione per nessuno.
“Ricordi di un vicolo cieco”

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