Coefore


di Eschilo

Orestea
Agamennone
Eumenidi

Titolo: Coefore
Serie: Orestea (2)
Titolo originale: Χοηφόροι (Coefòroi)
Genere: teatro, tragedia
Autore: Eschilo
Nazionalità: greca (Grecia Antica)
Prima pubblicazione: 458 a.C.
Ambientazione: Argo (Grecia), II millennio a.C.
Personaggi: Oreste, Clitennestra, Egisto, Elettra, Pilade, Coro
Casa Editrice: BUR
Traduzione: Luigi Battezzato
Pagine: 84
Provenienza: comprato online il 23 aprile 2009
Link al libro: GOODREADSANOBII
inizio lettura: 23 ottobre 2009
fine lettura: 2 novembre 2009



Ermes ctonio, che sorvegli il regno paterno, sii per me salvatore e combatti al mio fianco, poiché te lo chiedo; sono giunto infatti a questa terra e ritorno…

[Oreste nell’incipit (incompleto)]

Oreste esiliato da Argo, vi ritorna di nascosto dopo la morte del padre Agamennone, per vendicarlo.

La copertina del libro senza sovraccoperta.

Come quasi tutti i capitoli di mezzo delle trilogie, è un po’ appeso, meno incisivo del primo (il terzo devo ovviamente ancora leggerlo), ma comunque interessante. Il “personaggio” che mi ha più colpito è stato il Coro, le Coefore del titolo, non solo perché hanno parte attiva nella storia, ma soprattutto perché mi hanno stranito fin da subito: sono schiave troiane, come fanno a difendere Agamennone, a pensare bene di lui? Ma tutto dipende dal fatto, come ho notato anche con l’Agamennone, che i greci avevano tutt’altro modo di pensare rispetto a come sono abituata: l’uccisione di Agamennone, perché eroe, perché re, perché uomo, ma soprattutto perché perpetrata con l’inganno, è da punire, indipendentemente dalla ragione che Clitemnestra poteva avere per ucciderlo. La bravura dell’autore sta anche quindi nel far sì che quello che deve raccontare (perché, oh, il mito era così, non se l’è inventato lui), deve anche sembrare “giusto” e plausibile. Così Oreste non è una macchina da morte insensibile, ha delle remore ad assassinare la madre, è anche consapevole dell’empietà del gesto, ma è suo dovere vendicare il padre, non può fare altrimenti, e sa già cosa lo aspetta: le Erinni, che da tempo ormai abitano la casa degli Atridi.

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