Fine di una storia

di Graham Greene

Titolo originale: The End of the Affair
Anno: 1953
Casa Editrice: Mondadori
traduzione di Piero Jahier e Maj-Lis Stoneman
pagine: 255
Fine di una storia su aNobii

Questo libro partecipa alla sfida The Great Random Challenge.

[gli spoiler sono in bianco su bianco, selezionare per leggere]

Trama:
Un uomo, Maurice Bendrix, racconta in prima persona la fine della sua relazione con Sara, la donna più importante della sua vita, storia già finita al momento in cui inizia il romanzo.

Mi spiace dirlo, ma questo libro non mi è proprio piaciuto. Mi spiace sinceramente, perché ne avevo sentito parlare assai bene. Ma non è proprio il mio genere, per niente. In massima parte, credo, non mi è piaciuto perché Maurice, il protagonista/narratore, l’ho odiato dall’inizio alla fine. Sara mi è piaciuta di più, specie la parte che riguarda il suo punto di vista, cioè quando leggiamo il suo diario.
Maurice invece è stato odioso fino alla fine: egoista, presuntuoso, spregevole. Mi spiace ma secondo me l’amore non basta a giustificare la sua meschinità, che perdura anche dopo la morte di lei!
Sara mi pare quasi una figura idealizzata, mentre tutti gli altri personaggi (gli uomini in particolare) sembrano tutti più terreni. L’unico che ho un po’ apprezzato è stato Henry.
Sul finale ho un po’ perdonato Bendrix, ma non del tutto, perché se per qualche momento mi faceva un po’ pena, poi subito tornava ad essere bastardo! E poi comunque fino alla fine è stato egoista e presuntuoso, non ha mai ammesso di poter essere lui in errore, di non avere nessun diritto di odiare Sara.
Gli ho dato 2 stelline perché il terzo libro mi è piaciuto un po’ di più. Per il resto leggendolo ho provato o incredibile fastidio o noia. Poi, diciamo la verità, non mi ha aiutato per niente la brutta traduzione con termini più che arcaici (leticare?!?!?).
Nonostante tutto, comunque, penso che proverò a leggere qualche altro libro di Greene, perché se magari non trovo un personaggio che susciti in me un odio così profondo, potrei giudicarlo più obiettivamente.

Un racconto non ha né principio né fine: si sceglie arbitrariamente un certo momento dell’esperienza dal quale guardare indietro, o dal quale guardare in avanti.
[incipit]
L’ex-libris è stato realizzato da Ombraluce.

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