Il barone rampante

di Italo Calvino

I nostri antenati
Il visconte dimezzato
Il cavaliere inesistente

Titolo: Il barone rampante
Serie: I nostri antenati (2)
Autore: Italo Giovanni Calvino Mameli (sito italianobiografia)
Nazione: Italia
Anno prima pubblicazione: 1957
Ambientazione: Ombrosa (Liguria), 1767-1820
Personaggi: Cosimo Piovasco di Rondò, Violante (Viola) Ondariva, Ottimo Massimo
Casa Editrice: Mondadori (Oscar grandi classici)
Copertina: Fausto Melotti, Il viaggio, 1961
Pagine: 220
Note: nell’edizione in mio possesso il romanzo è contenuto in un unico volume dal titolo I nostri antenati insieme a Il visconte dimezzato e Il cavaliere inesistente.
Link al libro: IN LETTURAANOBIIGOODREADS
inizio lettura: 14 febbraio 2013
fine lettura: 28 febbraio 2013


Nostro padre si sporse dal davanzale. – Quando sarai stanco di star lì cambierai idea! – gli gridò.
– Non cambierò mai idea, – fece mio fratello, dal ramo.
– Ti farò vedere io, appena scendi!
– E io non scenderò più! – E mantenne la parola.
(Pagina 97)

Secondo capitolo della trilogia degli antenati, ennesima conferma della grandiosità di Calvino!

Cosimo di Rondò ha dodici anni quando, per protesta contro una cena a base di lumache, sale sopra un albero e si rifiuta di scendere. Il fratello minore Biagio ci racconta la storia di come Cosimo non cambiò più idea, inseguendo fra i rami la libertà, l’amore, se stesso.

Immagine ispirata a questo romanzo, realizzata da floriflore

Ho iniziato più volte a scrivere la recensione di questo romanzo, ogni volta fermandomi a metà frase e ricominciando. Non so perché mi sia riuscito tanto difficile iniziare a parlare di questo libro! Forse perché a differenza del solito ho preso pochi appunti durante la lettura, o forse solo perché sono un po’ più distratta del solito ultimamente… o forse perché non riesco ancora a capire se Il barone rampante m’è piaciuto tanto, o se non mi ha invece un pochino deluso. Il fatto è che, come sempre succede, me ne avevano parlato così bene così tante persone che mi aspettavo fosse molto più bello dei precedente, che tutti considerano il meno bello della trilogia. Bè, vi dirò: a me è piaciuto di più Il visconte dimezzato! Questo non significa che Il barone rampante non m’è piaciuto, solo, dopo averne sentito tanto parlare, mi aspettavo molto di più, invece, per quanto mi riguarda, ho trovato di meno. Tutto questo per dire quanto odio essere troppo influenzata dai giudizi altrui sui libri che non ho ancora letto!

Ma bando alle ciance, questa lunga introduzione m’è servita per sbloccarmi, vediamo se mi riesce finalmente di scrivere questa recensione!

La trama di questo romanzo è tutta concentrata su Cosimo, il ragazzo che un giorno, di punto in bianco, sale su un albero e decide di non mettere mai più piede a terra. All’inizio pare solo una questione di ostinazione, ma poi ci rendiamo conto che Cosimo in questo modo ha deciso di costruirsi la sua vita e la sua libertà, riscendo solo così ad essere se stesso. L’ambientazione (se non ho capito male siamo in Liguria, vicino al confine con la Francia) è quindi tutta costituita da boschi, giardini alberati, parchi fronzuti… insomma, ovunque ci siano alberi (anche l’albero di una nave ad un certo punto!), c’è Cosimo.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura.

I personaggi sono a mio parere il merito più grande di questo libro. Già solo la famiglia di Cosimo offre un quadretto meraviglioso, per cui alla fine lui non pare affatto quello più strano! Basta solo citare la madre generalessa che ricama cartine per rievocare battaglie del passato e cannoni che sparano, cono i lanci rappresentati nei minimi dettagli data la sua competenza in balistica!

Tra gli altri personaggi quello che mi è rimasto più impresso è probabilmente Gian dei Brughi, il brigante appassionato di lettura!

Come ho già detto, però, la storia è tutta incentrata su Cosimo. Per questo personaggio non ho provato sempre gli stessi sentimenti. A volte mi stava simpatico, altre un po’ meno, a volte lo ammiravo molto, altre mi infastidiva, a volte lo trovavo ottuso, altre mi pareva geniale. Quando ho chiuso il romanzo francamente non sapevo dire se l’avevo apprezzato o no come personaggio. Il ritardo con cui ho scritto questa recensione ha quindi portato almeno una cosa buona: ho potuto rifletterci un po’ su, e alla fine ho capito che sì, il personaggio di Cosimo mi è piaciuto molto. Molto banalmente, la verità è che è proprio il suo essere così sfaccettato che, nonostante la sua peculiarità, lo rende così umano che è impossibile non volergli bene. E’ salito sugli alberi per provare qualcosa, ma anche per cercare, come ho detto nella trama, la sua la libertà, l’amore, e ovviamente anche se stesso, quindi, alla fin fine, non è poi tanto diverso da tutti noi che siamo rimasti a terra.

Lo stile di Calvino è l’unica cosa su cui non ho avuto mai dubbi, né durante la lettura, né dopo: perfetto! Il suo modo di giocare con le parole, certe uscite imprevedibili, l’ironia, la caratterizzazione dei personaggi… è geniale, non c’è altro da dire! Se non lo avete ancora fatto, leggetelo!

Momento più…

…interessante (non saprei come altro definirlo!): la lotta di Cosimo col gesuita grazie alla quale scopre che il padre non era pazzo, c’era davvero una faida con la sua famiglia. Evento sicuramente meno importante tra tutti quelli che capitano al nostro Cosimo, ma questa tardiva “riconciliazione” col padre ormai già morto, mi è rimasta impressa.
…emozionante: verso la fine ad un certo punto Cosimo si intrattiene a parlare con un soldato russo, un malinconico principe. Questi, andando via, gli grida, in riposta ad una domanda di Cosimo, il suo nome, Andrej, e il cognome, che però si perde nel galoppo del cavallo. Non so quali fossero le intenzioni di Calvino, ma io non ho potuto fare a meno di pensare ad un riferimento a Guerra e Pace e al principe Andrej Bolkonskij (di cui ho recentemente parlato QUI), libro e personaggio che amo moltissimo!

Copertina e Titolo
La copertina di questa mia edizione (che comprende tutta la trilogia degli antenati) non è la mia preferita tra quelle della Mondadori dedicate a Calvino, ma la trovo comunque adatta, col suo richiamo al viaggio, inteso ovviamente non in senso stretto, ma come viaggio metaforico sia nel tempo che dentro se stessi.
Il titolo è semplice ma molto efficace con quel participio inusitato che descrive letteralmente l’occupazione principale del nostro barone protagonista!

Sfide

Dammi 3 parole

Rampare sulla libertà

Un po’ di frasi

Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l’ultima volta in mezzo a noi. Ricordo come fosse oggi.
[incipit]

Ci arrampicavamo sugli alberi […], risalivamo i torrenti saltando da uno scoglio all’altro, esploravamo caverne in riva al mare, scivolavamo per le balaustre di marmo delle scalinate della villa. Fu da una di queste scivolate che ebbe origine per Cosimo una delle più gravi ragioni d’urto coi genitori, perché fu punito, ingiustamente, egli ritenne, e da allora covò un rancore contro la famiglia (o la società? o il mondo in genere?) che s’espresse poi nella sua decisione del 15 giugno.
(Pagina 91)

…non per paura che ci rompessimo una gamba o un braccio, che di questo i nostri genitori non si preoccuparono mai e fu perciò – io credo – che non ci rompemmo mai nulla.
(Pagina 91)

Ma nostra madre, la più lontana da lui, forse, pareva la sola che riuscisse ad accettarlo com’era, forse perché non tentava di darsene una spiegazione.
(Pagina 124)

…nel momento disperato di chi ha vinto la prima volta ed ora sa che strazio è vincere, e sa che è ormai impegnato a continuare la via che ha scelto e non gli sarà dato lo scampo di chi fallisce.
(Pagina 136)

Visto che l’unica cosa che non mancava erano i sassi, i carbonai presero a tirar sassate. I Mori, allora, sassate pure loro. Coi sassi, finalmente, la battaglia prese un aspetto più ordinato, ma siccome i carbonai tendevano ad entrare nella grotta, sempre più attratti dall’odor di stoccafisso che ne spirava, ed i Barbareschi tendevano a scappare verso la scialuppa rimasta sulla riva, tra le due parti mancavano dei grandi motivi di contrasto.
(Pagina 200)

Insomma, gli era presa quella smania di chi racconta storie e non sa mai se sono più belle quelle che gli sono veramente accadute e che a rievocarle riportano con sé tutto un mare d’ore passate, di sentimenti minuti, tedii, felicità, incertezze, vanaglorie, nausee di sé, oppure quelle che ci s’inventa, in cui si taglia giù di grosso, e tutto appare facile, ma poi più si svaria più ci s’accorge che si torna a parlare delle cose che s’è avuto o capito in realtà vivendo.
(Pagina 209)

Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non s’era mai saputo. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s’era potuta riconoscere così.
(Pagina 244)

Insomma, c’erano anche da noi tutte le cause della Rivoluzione francese. Solo che non eravamo in Francia, e la Rivoluzione non ci fu. Viviamo in un paese dove si verificano sempre le cause e non gli effetti.
(Pagina 280)

Ma il più del suo tempo Cosimo lo passava ancora nel bosco, dove gli zappatori del Genio dell’Armata francese aprivano una strada per il trasporto delle artiglierie. […] gli zappatori erano diversi da tutti gli altri militari. Forse questo dipendeva dal fatto che dietro di sé essi non portavano quella scia di disastri e di sciupìo delle altre truppe, ma invece la soddisfazione di cose che restavano e l’ambizione di farle meglio che potevano.
(Pagina 292)

Ora che lui non c’è, mi pare che dovrei pensare a tante cose, la filosofìa, la politica, la storia, seguo le gazzette, leggo i libri, mi ci rompo la testa, ma le cose che voleva dire lui non sono lì, è altro che lui intendeva, qualcosa che abbracciasse tutto, e non poteva dirla con parole ma solo vivendo come visse. Solo essendo così spietatamente se stesso come fu fino alla morte, poteva dare qualcosa a tutti gli uomini.
(Pagina 300)

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4 pensieri riguardo “Il barone rampante

  1. Sapevo che ti sarebbe piaciuto :D
    Sulla scrittura di Calvino e la sua qualità credo che siamo tutti d’accordo nel dire che è meravigliosa. Per quanto riguarda i personaggi, sono felice che alla fine Cosimo ti sia piaciuto: personalmente, credo davvero sia un protagonista azzeccato e gli ho sempre voluto bene. In un certo senso mi ha ispirata molto, sin da quando ero piccina. Anche se, alla fin fine, mi sa che sono più simile a Biagio…

    Ad ogni modo, ora ti manca solo “Il cavaliere inesistente”… Ci sarà da ridere! E da riflettere. Come sempre con Calvino, dopotutto ;)

    1. Sai che anch’io penso di essere più simile a Biagio? Mentre leggevo c’ho pensato spesso! Ma immagino fosse questo lo scopo del racconto in prima persona, per farci entrare nella storia!

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