Guerra e Pace – libro II, Parte Seconda

Dopo non aver scritto, al contrario del mio solito, nessuna frase tratta da libro, stavolta i commenti li faccio solo così!
Mi hanno colpito particolarmente in questa parte alcuni sentimenti di Pierre in cui mi sono molto identificata, o, almeno, sono gli stessi che provo quando non sono proprio in un periodo felice. Mi riferisco alla sua reazione ad una delle virtù propostegli dalla massoneria, l’obbedienza: Era felice, in quel momento, di sbarazzarsi del suo libero arbitrio e di sottomettersi a colui e a coloro che conoscevano la verità certa.
Più tardi Rostov penserà più o meno la stessa cosa, sentendosi privato della libertà e inchiodato in quell’unica stretta e immutabile cornice, provò la stessa coscienza di trovarsi a casa propria, al proprio posto, che sentiva in casa dei suoi genitori. Non c’era, qui, tutta quella baraonda del mondo libero in cui non riusciva a trovare il proprio posto e sbagliava nelle sue scelte […] Non c’era la possibilità di andare o di non andare in un certo posto; non c’erano quelle ventiquattro ore della giornata che potevano essere consumate in tanti modi diversi.

Poi altro momento importante è stato il colloquio tra Andrej e Pierre.

Agli uomini non è concesso giudicare di ciò che è giusto o ingiusto. Gli uomini si sono sempre sbagliati e sempre sbaglieranno, e tanto più nel giudicare ciò che è giusto o ingiusto.
Andrej

Vivere soltanto per non far del male, per non doversi poi pentire è troppo poco.
Pierre

Sono vivo, e di questo non ho alcuna colpa: bisogna dunque tirare avanti fino alla morte nel miglior modo possibile, senza dar fastidio a nessuno.
Andrej

Mi ha colpito poi l’esternazione del principe Andrej riguardo al dolore che ancora prova per la morte della moglie. Mi ha ricordato la sua reazione in quel momento fatale, quando lei lo guardava come dire “perché mi fate questo? Io non ho mai fatto nulla di male!”. Andrej, dice Tolstoj, …sentì che nella sua anima qualcosa si era rotto.

E nel discorso che fa sul traghetto tutto risulta chiaro:
[…] un essere che ti è caro, che è legato a te, di fronte al quale tu eri in colpa e speravi di giustificarti e tutt’a un tratto questo essere soffre, si tormenta e cessa di vivere… Perché? Non è possibile che non vi sia una risposta! Ed io credo che vi sia… ecco che cosa convince, ecco che cosa mi ha convinto.

Due parole di nuovo su Rostov, e il suo viaggio nell’inferno degli ospedali militari: rivediamo il caro Tušin, senza un braccio, ma non per questo disperato, anzi, il suo umore sembra non conoscere negatività!
Povero Denisov, non ricordo proprio come finisce questo suo problema, ma ovviamente spero in meglio!
Boris non mi è mai stato molto simpatico, ma devo dire che la mia antipatia per lui cresce sempre più!

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