Il sole nudo


di Isaac Asimov

Storia Futura (Ciclo dei Robot)
Abissi d’acciaio
The Robots of Dawn (I robot dell’alba) →


Per un fuggevole e staccato momento Baley piegò il capo all’indietro a fissare direttamente il sole di Solaria. Lo fissava senza la protezione del vetro diffusorio nei solarium del piano superiore nelle Città. Fissava il sole nudo.

(Pagina 39)

Seconda avventura per la coppia di detective Elijah Baley e R. Daneel Olivaw che capovolge i temi della precedente, presentandoci un altro tipo di utopia/distopia.

Al detective in borghese Elijah Baley viene affidato un incarico molto importante e molto inusuale: investigare su un omicidio avvenuto su uno dei mondi esterni.

Il segnalibro che ho usato durante la lettura.
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Che piacere incontrare di nuovo i due investigatori dell’universo fantascientifico di Asimov, l’umano Elijah Baley e il robot R. Daneel Olivaw. In questo secondo romanzo la trama, ovvero l’indagine, costituisce in un certo senso un parallelo con quella di Abissi d’acciaio perché presenta alcune caratteristiche simili e opposte allo stesso tempo. Nella precedente indagine, infatti, si sospettava che l’assassino potesse essere un terrestre ma allo stesso tempo si riteneva impossibile questa possibilità perché per commettere l’omicidio il suddetto terrestre avrebbe dovuto percorre un tratto all’aperto, e questa è una cosa che i terrestri proprio non riescono a fare, ormai da troppi secoli vivono nelle loro città completamente chiuse, coperte da cupole, senza mai vedere direttamente la luce del sole, sicuri e felici nei loro abissi d’acciaio. In questa nuova indagine invece il problema è che il tabù degli abitanti di Solaria, il pianeta in cui è avvenuto l’omicidio, è trovarsi fisicamente in presenza di un altro essere umano. I Solariani ormai da tempo hanno smesso di “vedersi” ma si relazionano l’un l’altro solo “visionandosi” tramite ologrammi. L’omicidio però è stato commesso in maniera brutale e richiedeva senza dubbio la presenza di un altro essere umano sul posto. Di nuovo, quindi: possibile che un Solariano abbia vinto la sua repulsione per la vicinanza fisica per poter commettere l’omicidio? L’indagine di per sé è già non facile, ma a questa difficoltà si aggiunge l’agorafobia di Baley, che come terrestre non sopporta l’idea di trovarsi a contatto con l’aria libera, senza muri a coprirlo, direttamente esposto alla luce di un sole nudo.

Mi ha intrigato molto questo modo di porre le cose, allo stesso tempo simile e in contrasto col romanzo precedente. Anche l’indagine mi ha molto preso, specie quando Baley comincia a mettere in mezzo i robot e le famosissime tre leggi, le cui dinamiche, per quanto mi riguarda, non stancano mai! Stavolta Bailey arriva addirittura a dire che la prima legge è mal formulata! Ma come Isaac?!? Dopo tutti questi libri?!? E a ben vedere poi Bailey ha ragione asserendo che bisognerebbe aggiungere un “consapevolmente”: Un robot non può consapevolmente recar danno a un essere umano, né può consapevolmente permettere che, a causa della propria negligenza, un essere umano riceva danno. I robot, per quanto intelligenti, sono logici, ma non ragionevoli, e anche il più sviluppato cervello positronico certe cose non riesce a capirle. E infatti alla fine a risolvere il caso è ancora una volta Baley, e non Daneel.

L’ambientazione ci porta credo per la prima volta nella saga su un altro pianeta abitato da esseri umani: Solaria, uno dei Mondi Esterni che secoli prima gruppi di ardimentosi terrestri avevano conquistato e fatto prosperare. Ora i Mondi Esterni sono una sorta di élite mentre i terrestri sono considerati un po’ la feccia dell’umanità. E tra tutti gli Spaziali i Solariani si ritengono la crème de la crème perché hanno secondo loro raggiunto l’apice della civiltà. A me però sono sembrati tutt’altro che perfetti, e la loro società più una distopia che un’utopia, con la paura del contatto umano, la dipendenza dai robot, le “coltivazioni” di bambini. Interessante però scoprire questa cultura (a cui Asimov dà ovviamente anche una genesi plausibile) che ci risulta assurda eppure credibilissima. Unica falla nella coerenza di questo mondo è che pur con la loro scienza avanzatissima sono ancora costretti a procreare alla vecchia maniera, andando contro il loro rifiuto di contatto umano. Ora, non so quando è stata inventata la fecondazione artificiale, ma evidentemente ai tempi di Asimov ancora non c’era!

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I personaggi solariani sono tutti davvero antipatici, ma mentre leggevo non potevo fare a meno di chiedermi se erano davvero loro ad essere così odiosi, o se a rendermeli così antipatici non era forse solo il fatto che io la pensavo molto diversamente su molte cose, e mi trovavo sicuramente più in sintonia con Baley. Per quanto riguarda il nostro detective terrestre, in questo romanzo anche più che nel precedente è lui il vero protagonista della vicenda. Nell’introduzione Giuseppe Lippi dice che Baley e Olivaw non sono come Watson e Holmes o detective simili, perché non sono uno la spalla dell’altro, ma sono sullo stesso piano. Mi permetto di dissentire, almeno per quanto riguarda questo romanzo: Daneel Olivaw è messo molto in secondo piano, si vede molto di meno, e la maggior parte dell’indagine è svolta da Baley da solo (cosa che, devo ammettere, mi è ance un po’ dispiaciuta, dato il mio debole per gli androidi). Rimangono comunque un’interessante accoppiata, e sono molto curiosa di scoprire quale occasione li vedrà di nuovo insieme nel prossimo romanzo. Forse, come prevede Baley nel finale, lo manderanno presto su Aurora, il pianeta di Daneel?

Commento generale.

Alla fine anche se c’è stata qualcosina che non mi ha convinto del tutto non sono riuscita a dare meno di cinque stelline a questo romanzo. Perché mi ha tenuta incollata alle pagine fin dal primo momento, mi ha presentato un mondo alieno affascinante e ben costruito, e così umano nei suoi pregi e difetti. Una distopia meno evidente che nel precedente romanzo, anche per via di un finale accompagnato dalla speranza. Una lettura davvero piacevolissima!

Copertina e titolo

La copertina di questa mia edizione, onestamente, è bruttarella. L’immagine non è particolarmente bella e non c’entra molto col romanzo. Il titolo anche, a dire la verità, non è del tutto attinente, ma sicuramente è bello e molto accattivante!

Mini recensione in 5 parole

Tutta la galassia è paese

Analemma sul mar Caspio

Titolo: Il sole nudo
Serie: Storia Futura (5) e Ciclo dei Robot (4)
Titolo originale: The Naked Sun
Genere: fantascienza, giallo
Nazionalità: statunitense
Prima pubblicazione: 1957 (1956 su rivista)
Ambientazione: il pianeta Solaria, futuro imprecisato
Personaggi: Elijah Baley e R. Daneel Olivaw
Casa Editrice: Mondadori (Oscar Bestseller)
Traduzione: Giuseppe Lippi
Copertina: Illustrazione di Franco Brambilla – Air Studio
Pagine: 242
ISBN: 9788804398172
Provenienza: Libreria, 15 febbraio 2012
Link al libro: IN LETTURAANOBIIGOODREADS
inizio lettura: 14 settembre 2013
fine lettura: 15 settembre 2013

Sfide

Un po’ di frasi

Elijah Baley combatteva con ostinazione il panico.
Era due settimane che montava. Forse anche di più. Aveva incominciato a montare fin da quando lo avevano chiamato a Washington per dirgli tranquillamente che i suoi compiti erano cambiati.
[incipit]

Baley si sentiva molto meglio. Strano che tutti i pensieri, tutte le forze intellettuali che era in grado di radunare non ce l’avessero fatta a sollevarlo dal panico; mentre una lustrata alla sua vanagloria aveva funzionato al volo.
(Pagina 32)

Le civiltà hanno sempre avuto una struttura piramidale. Quando uno si arrampica verso la cima dell’edificio sociale, aumentano i suoi agi, come aumentano le opportunità per una sua ricerca della felicità. Man mano che egli sale, trova sempre meno gente che gode sempre più di tutto questo. Invariabilmente c’è una preponderanza dei defraudati. E ricordi questo: non importa quanto lontano dal fondo si trovino gli scalatori della piramide, in rapporto alla cima saranno sempre defraudati.
Il sociologo Quemot
(Pagina 133-34)

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4 pensieri riguardo “Il sole nudo

      1. Beh a dire il vero l’ho usata anche io in un mio vecchio racconto, però in quel caso almeno era in tema Star Trek e l’astronave era proprio quella usata dal “mio” equipaggio. Inoltre all’epoca non era ancora apparsa in Italia, perciò inedita… Ma un conto è il racconto di un fan sconosciuto, un’altra cosa è un libro addirittura di Asimov.

        1. Ma sprattutto… che c’entra l’astronave col libro in questione? Niente! Si, c’è un viaggio interstellare, ma è un aparte ininfluente ai fini della narrazione, se non per il fatto che il protagonista va su un altro pianeta. Ecco, quindi un’immagine di un pieneta, per quanto banale, sarebbe stata almeno adatta!

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